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20 Gennaio 2023Prendiamo un uovo fecondato. Se tocchiamo il suo guscio, stiamo toccando qualcosa che protegge o qualcosa che costringe il suo contenuto? Possiamo rispondere solo in riferimento alla fase di sviluppo del futuro pulcino. Il guscio, infatti, consente all’embrione di svilupparsi nell’ambiente a esso ottimale, ne contiene il nutrimento, protegge il dentro dal fuori, lasciando penetrare l’ossigeno e fuoriuscire l’anidride carbonica.
Ma è altrettanto vitale per il pulcino, ormai formato, riuscire a rompere lo stesso guscio, ora potenziale trappola. Ciò di cui ha bisogno il pulcino è altro, fuori dal suo ambiente incredibilmente perfetto di sviluppo.
Spostiamoci ai gusci di cui ognuno di noi ha bisogno quando percepisce il “fuori” come minaccioso. Per individuarli basta pensare a cosa facciamo o a come ci sentiamo quando le cose non vanno come avremmo voluto o immaginato: c’è chi ricorre al cibo, al sonno, chi si “spegne” e chi “si accende” emotivamente, chi intensifica il lavoro o in generale gli impegni per non aver il tempo di pensare, chi smette di fare tutto ciò che può per lo stesso motivo, chi cambia tutto e chi non cambia nulla.
Ognuno ha il proprio repertorio, più o meno consapevole, di possibilità di adattamento alle contingenze, per preservare il sé. Il nostro modo (o i nostri modi) di agire e reagire quando siamo in difficoltà spesso non ci piacciono, siamo critici o addirittura odiamo quegli aspetti di noi, desideriamo sbarazzarcene il prima possibile.
La doppia natura del guscio: ciò che oggi non ci piace è stato probabilmente ciò che in passato ci ha salvati, il modo migliore che abbiamo trovato per sopportare e attraversare una difficoltà, per relazionarci con l’estero. È diventato un apprendimento, magari poi generalizzato ad altre situazioni e tempi. Se diventa un modo rigido, automatico, perde la sua funzione di protezione e diventa uno svantaggio, un “sintomo”.
È questo il momento di rompere il guscio, non senza riconoscenza per quello che ci ha permesso di fare e di diventare; è questo il momento di ricominciare ad apprendere, scoprire nuove possibilità che non andranno a scacciare o sostituire le precedenti ma a stratificarsi su di esse, espandendo ciò che possiamo fare ed essere.
Irene Iannino, psicologa e psicoterapeuta