Cantiere Idee sociale PNRR
Sostegno alle persone vulnerabili e prevenzione dell'istituzionalizzazione degli anziani non autosufficienti
SE HAI SCELTO QUESTO ARGOMENTO PRIMA DI ESPORRE LA PROPRIA IDEA PROGETTO LEGGERE ATTENTAMENTE QUALI SONO LE ATTIVITA’ CHE SI POSSONO REALIZZARE
Attività che si possono realizzare:
- 1. Sostegno alle capacità genitoriali e prevenzione della vulnerabilità delle famiglie e dei bambini – In base alle indicazioni delle Linee di indirizzo sull’intervento con bambini e famiglie in situazione di vulnerabilità, di cui all’accordo in Conferenza Unificata, in data 21 dicembre 2017, delle Linee di indirizzo per l’affidamento familiare, di cui all’accordo in Conferenza Unificata, in data 25 ottobre 2012, e delle Linee di indirizzo per l’accoglienza nei servizi residenziali per minorenni, di cui all’accordo in Conferenza Unificata, in data 14 dicembre 2017, l’obiettivo è quello di rafforzare i servizi di assistenza sociale per sostenere la capacità genitoriale e i bambini e le famiglie che vivono in condizione di fragilità e vulnerabilità. Con l’attivazione di azioni di supporto domiciliare rivolte ai genitori, al fine di ridurre o evitare il rischio di allontanamento dei bambini e adolescenti dal proprio nucleo familiare, sarà garantita una connessione più forte tra il sistema socioassistenziale, sanitario e educativo. Ciò attraverso la predisposizione di progetti individualizzati, elaborati insieme alle famiglie. Vengono di fatto estese a tutto il livello nazionale le progettualità già in corso (si prevede il coinvolgimento di ulteriori 400 ambiti), nell'ottica di arrivare alla definizione di un LEPS.
- 2. Autonomia degli anziani non autosufficienti – Prevede importanti investimenti infrastrutturali, finalizzati alla prevenzione dell’istituzionalizzazione attraverso strutture alloggiative e dotazioni strumentali innovative che consentano agli anziani di conseguire e mantenere una vita autonoma e indipendente, con la garanzia di servizi accessori, in particolare, legati alla domiciliarità, che assicurino la continuità dell’assistenza, secondo un modello di presa in carico sociosanitaria. Ciò, in base alle Linee di indirizzo per i progetti di vita indipendente del 21 novembre 2019. Queste azioni, previste nel più generale ambito sociosanitario, con riferimento a progetti facenti capo sia alla Missione 5 che alla Missione 6 “Salute” del PNRR, avranno come cardine la semplificazione dei percorsi di accesso alle prestazioni e una presa in carico multidimensionale e integrata, attraverso un progressivo rafforzamento dei servizi territoriali di domiciliarità, per evitare processi di istituzionalizzazione non appropriata. Gli ambiti territoriali potranno proporre progetti diffusi, con la creazione di reti che servano gruppi di appartamenti non integrati 12 in una struttura, assicurando loro i servizi necessari alla permanenza in sicurezza della persona anziana sul proprio territorio, a partire dai servizi domiciliari. In alternativa gli ATS potranno proporre la progressiva riqualificazione di strutture residenziali pubbliche in gruppi di appartamenti autonomi, dotati delle attrezzature necessarie e dei servizi attualmente presenti nel contesto istituzionalizzato. In un caso e nell'altro, l'obiettivo è di assicurare la massima autonomia e indipendenza della persona in un contesto nel quale avviene una esplicita presa in carico da parte dei servizi sociali e sociosanitari e vengono assicurati i relativi sostegni. Elementi di domotica, telemedicina e monitoraggio a distanza permetteranno di aumentare l'efficacia dell'intervento. Infatti, le tecnologie che si sono sviluppate negli ultimi anni permettono di perseguire gli obiettivi di autonomia e indipendenza che sono alla base del progetto con un'efficacia che non ha precedenti, laddove l'investimento tecnologico sia associata ad efficienti servizi di presa in carico, nell'ottica multidisciplinare, in particolare di integrazione sociosanitaria e di attenzione alle esigenze della singola persona che caratterizza l'approccio adottato alle politiche sociali.
- 3. Rafforzamento dei servizi sociali a sostegno della domiciliarità - Il fine è di evitare colli di bottiglia sul lato dei servizi sociali e garantire la possibilità di utilizzare l'istituto delle dimissioni protette e prevenire il ricovero in ospedale. Durante la pandemia, la scarsità dei servizi sociosanitari a domicilio è stata una delle cause di aumento della pressione sugli ospedali. In particolare, i servizi sociali hanno mostrato in alcuni territori alcuni limiti non riuscendo ad assicurare le prestazioni di base di competenza. Sebbene, i servizi sociali e quelli sanitari siano strettamente complementari, la loro mancata integrazione non garantisce la soddisfazione dei bisogni di salute della persona che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale. La presente linea di attività, da realizzarsi seguendo le indicazioni del Piano sociale nazione (cap. 2, scheda LEPS 2.7.3), ha come obiettivo primario la costituzione di équipe professionali, con formazione specifica, per migliorare la diffusione dei servizi sociali su tutto il territorio e favorire la de-istituzionalizzazione e il rientro a domicilio dagli ospedali, in virtù della disponibilità di servizi e strutture per l’assistenza domiciliare integrata. Sono azioni che anticipano l’adozione della legge quadro sugli interventi in favore degli anziani non autosufficienti, con specifico riferimento ai progetti di rafforzamento dell’assistenza domiciliare per le dimissioni protette, di de-istituzionalizzazione, di riconversione di case di riposo. 4. Rafforzamento dei servizi sociali e prevenzione del fenomeno dei burn out tra gli operatori sociali – Il tipo di ruolo svolto dal personale dei servizi sociali, la natura dei servizi offerti e l’elevato numero di interventi complessi da gestire possono causare alti livelli di stress tra gli operatori. Al fine di garantire elevati standard di qualità dei servizi, secondo le indicazioni del Piano sociale nazionale (cap. 2, scheda LEPS 2.7.2) saranno implementati progetti e attività di sostegno e supervisione degli operatori sociali, per rafforzarne la professionalità e favorire la condivisione delle competenze.
Percorsi di autonomia per persone con disabilità
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Attività che si possono realizzare:
- 1. Definizione e attivazione del progetto individualizzato – Il progetto individualizzato è il punto di partenza per la definizione degli interventi per l’autonomia delle persone con disabilità. Previa valutazione multidimensionale e interdisciplinare, che prevede il coinvolgimento di professionalità diverse (assistenti sociali, medici, psicologi, educatori, ecc.), è definito il progetto personalizzato. Sulla base dei bisogni della persona con disabilità, il progetto individua gli obiettivi che si intendono raggiungere, in un percorso verso l’autonomia abitativa e lavorativa.
- 2. Abitazione. Adattamento degli spazi, domotica e assistenza a distanza – Mediante il reperimento e adattamento di spazi esistenti, si prevede la realizzazione di abitazioni in cui potranno vivere gruppi di persone con disabilità. Ciascun appartamento potrà essere abitato da massimo 6 persone. Un singolo progetto abitativo, composto da uno o due gruppi-appartamento, potrà prevedere il coinvolgimento di 7-10 persone. Ogni abitazione sarà personalizzata, dotandola di strumenti e tecnologie di domotica e interazione a distanza, in base alle necessità di ciascun partecipante. Al fine di incoraggiare soluzioni diffuse sul territorio, destinate a individui o piccoli gruppi, si prevede l’attivazione di accordi, a livello nazionale, con gli enti previdenziali e l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. A livello locale, gli ATS si interfacceranno anche con gli enti che amministrano l’edilizia popolare. Ulteriori risorse abitative saranno reperite sul mercato privato, attraverso bandi pubblici. Stante la natura dell'investimento, si prevede che esso debba riguardare prevalentemente immobili nella disponibilità pubblica; la progettualità potrà tuttavia essere attivata anche su immobili di proprietà privata, con adeguato vincolo di destinazione d’uso pluriennale, ad esempio almeno 20 anni.
- 3. Lavoro. Sviluppo delle competenze digitali per le persone con disabilità coinvolte nel progetto e lavoro a distanza – Attraverso i dispositivi di assistenza domiciliare e le tecnologie per il lavoro a distanza, si intende promuovere le azioni progettuali volte a sostenere l’accesso delle persone con disabilità nel mercato del lavoro. Si ritiene necessario, perciò, investire anche sulla formazione nel settore delle competenze digitali, per assicurare la loro occupazione, anche in modalità smart working
Housing temporaneo e stazioni di posta
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Attività che si possono realizzare:
- 1. Housing first – si tratta di un'assistenza alloggiativa temporanea ma di ampio respiro, fino a 24 mesi, tendenzialmente in appartamenti raccolti in piccoli gruppi sul territorio, destinati a singoli o piccoli gruppi di individui, ovvero a nuclei familiari in difficoltà estrema che non possono immediatamente accedere all'edilizia residenziale pubblica e che necessitino di una presa in carico continuativa. Il progetto non costituisce uno strumento di contrasto all'emergenza abitativa in generale, bensì uno strumento rivolto a persone in condizioni di fragilità, innanzitutto quelle senza dimora, per la realizzazione di un percorso individuale verso l'autonomia. La soluzione alloggiativa, viene affiancata da un progetto individualizzato volto all’attivazione delle risorse del singolo o del nucleo familiare, con l’obiettivo di favorire percorsi di autonomia e rafforzamento delle risorse personali, per agevolare la fuoriuscita dal circuito dell’accoglienza ovvero l'accesso agli interventi di supporto strutturale alle difficoltà abitative (edilizia residenziale pubblica o sostegni economici all'affitto). Si ipotizza di attivare sul territorio 250 progetti di housing first, prevedendo per ciascuno il finanziamento di 2-4 appartamenti e il coinvolgimento di circa 10-15 persone.
- 2. Stazioni di posta - Centri servizi per il contrasto alla povertà aperti alla cittadinanza, di non grandi dimensioni. Al loro interno potrà svolgersi una limitata accoglienza notturna, attività di presidio sociale e sanitario, ristorazione, distribuzione della posta per i residenti presso l’indirizzo fittizio comunale, mediazione culturale, counseling, orientamento al lavoro, consulenza legale, distribuzione di beni in riuso, banca del tempo, ecc. Rappresenteranno un luogo sicuro, integrato con i centri di accoglienza e con le mense sociali, dove offrire servizi per il contrasto della povertà. Potranno vedere l’attivo coinvolgimento delle organizzazioni di volontariato, a rafforzamento dei servizi offerti, il collegamento con le ASL e i servizi per l’impiego, anche per la realizzazione di tirocini formativi. Si ipotizza di attivare sul territorio 250 Centri servizi per il contrasto alla povertà. Stante la natura dell'investimento, si prevede che esso debba riguardare prevalentemente immobili nella disponibilità pubblica o di enti (quali Ipab o ex Ipab, che li destinino statutariamente o con adeguato vincolo di destinazione d’uso pluriennale, ad esempio almeno 20 anni, a tale tipologia di progettualità, fermo restando che la gestione operativa potrà essere effettuata direttamente dall'ambito o affidata a enti del terzo settore attraverso i normali meccanismi in uso.